Il vento ti porterà via, maestro Kiarostami. Fino al bagliore delle nubi. Narratore delle piccole storie, regista di campi lunghissimi, piani sequenza e finali aperti. Come quello del “Sapore della Ciliegia” con il quale conquistò la Palma d’oro a Cannes. Apologia del suicidio e vittoria della speranza in un film che ci lascia il dubbio stesso della nostra vita: cosa accadrà? Il protagonista ha ingerito le pillole del sonno e si trova in una buca già scavata. Ma non sappiamo se al mattino il vecchio assoldato avrà portato a termine l’ingrato compito. Perché “La vita continua”, come recita il titolo di un’altra pellicola del cineasta di Tehran.
Poca politica e molta poesia, Kiarostami vive e riproduce il suo talento nell’Iran della rivoluzione islamica, di Khomeini e della Fatwa ai versetti satanici di Salman Rushdie. Scelta precisa di non opporsi al potere degli ayatollah. Macchia che perdoniamo, ma indelebile nella sua carriera. Il suo allievo Jafar Panahi paga ancora un duro prezzo per essersi opposto al regime sciita.
“E la vita continua”, direbbe ancora il maestro capace di raccontare le buone azioni senza retorica, quelle che si compiono senza sbandierarle ai quattro venti. In tempi in cui la generosità si pubblicizza a suon di foto sui social, sarebbe il caso di riflettere sulla vicenda di un ragazzino che dimentica il quaderno nella borsa del compagno. Il giorno dopo il maestro gli chiede i compiti, ma lui non sa come fare. Il suo amico tira fuori il quaderno dalla borsa. Ha fatto gli esercizi anche per lui. E fra le pagine spunta un fiore. Ma quell’inquadratura dura una frazione di secondo: il tempo e la misura della bontà espressi nel film “Dove è la casa del mio amico?”.
“Da Close Up” al lavoro tripartito con Ermanno Olmi e Ken Loach, Kiarostami non è cibo per chi vede abitualmente blockbuster. Villaggi, strade polverose del Kurdistan iraniano e antropologi che si fingono ingegneri per filmare un’antica cerimonia funebre. Un fuoristrada che percorre sentieri di montagna e un pezzo di legno che si muove veloce in un ruscello possono diventare poesia. Succede ne “Il vento ci porterà con sé”, altro film donato al nostro immaginario cinephile. Foto, un libro in versi (“Un lupo in agguato”), pellicole e volti di bambini. Quanta bellezza ci ha donato prima di lasciarci in un giorno d’estate a Parigi.
Adieu, monsieur Kiarostami.